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Esiste qualcosa che facciamo che non abbia come scopo la nostra vita e il suo miglioramento?
Si mangia per vivere, non si vive per mangiare. Allo stesso modo, si respira per vivere. Pensiamo, lavoriamo, studiamo, lottiamo, cerchiamo l'amore e l'amicizia per vivere e per migliorare la nostra vita. A partire dal secondo quando ci svegliamo la mattina, la nostra attenzione mira a un solo e unico scopo: vivere e migliorare la nostra vita. Riuscite a pensare ad un'attività umana o un'azione, escluso il suicidio, che, come la vita, è lo scopo di se stessa e non un fine per la vita e il suo miglioramento?
davide ----- Grazie della tua riflessione. Sarei davvero sorpreso se qualcuno mi rispondesse dicendo che esiste qualcosa nell'uomo (che non è la vita stessa e il suo miglioramento) che lo spinge ad agire. Forse la risposta è molto semplice, ed è un semplice dire "No, non c'è nessuno scopo al disopra della vita per cui noi umani agiamo." Però non so se ne siamo veramente consci.
Moran & Maral --- Grazie del vostro apporto. Io direi che siamo il nostro DNA ma che l'evoluzione ci ha portato ad avere la qualità di concepire non solo quello che percepiamo della vita, ma anche quello che non percepiamo e che idealizzaziomo. La differenza fondamentale tra un essere concettivo e un essere vivente con un DNA che non gli permette di avere concetti (animale) è quella di poter idealizzare come la nostra vita POTREBBE essere e non solo com'è. Per questo vedo la vita come SCOPO dell'uomo e non l'uomo come un oggetto biologico fra tanti. E' una VISIONE diversa. Senza questa visione, infatti, anche l’ETICA perde la sua funzione concettuale. Per l’essere umano una vita priva di violenza da infliggere o da subire intenzionalmente è una percezione di un ideale di come DOVREMMO e POTREMMO vivere. Nell’accettazione deterministica questo ideale non può esistere e quindi l’uomo si riduce ad un prodotto genetico come tanti altri. Nella concezione di creati
Ciao Freedom, il tuo è un commento valido, perché anch’io vedo come sia difficile coordinare le nostre interpretazioni di “miglioramento della vita” con il miglioramento reale. Sono sicuro che l’essere umano non si può separare dalle leggi biologiche della natura e che quindi, come tutti gli animali, mangia e respira per vivere. Ma l’uomo fa di più dell’animale, perché progetta idee di come la sua vita POTREBBE essere, invece di accettare la vita così com’è. Se fossimo stati come gli animali non avremmo scelte se accettare o migliorare la vita e non potremmo parlarci col computer, non ci sarebbero appartamenti, aerei, filosofie, istituzioni politiche, etc. Per questo motivo, ci sono persone che credono di migliorare la loro vita mangiando molto più del necessario e scegliendo di ingerire cose che sono nocive all’organsimo. Lo scopo è lo stesso, migliorare la propria vita. L’errore sta nella direzione. Non basta guidare l’automobile per arrivare alla meta che ci prefiggiamo. Bisog
Bisogna anche orientarsi, prendere la strada giusta, fare attenzione ai cartelli direzionali.
Ciao Bob, grazie per il tuo commento. Non ho voluto separare il vivere dal soggetto vivente – non è possibile. Ma è possibile distinguere la natura diversa dei viventi. Soltanto l’essere concettivo può avere il concetto di scopo. Quello che dici è vero perché quello che affermo io è proprio la presenza della concettività nell’uomo che lo distingue dall’animale nel pensare che la sua vita sia soggetta al miglioramento attraverso un suo agire. Un miglioramento che è sempre lo scopo ultimo di ogni essere umano.
Che poi gli uomini abbiano concetti irrazionali dei loro scopi e della vita stessa e quindi “credano” in valori che contraddicono le leggi naturali della realtà, presumendo addirittura che lo scopo della loro vita sia quello di guadagnarsi un’altra vita in compagnia di dio, e che questa idea sia anche per alcuni una forza per vivere questa vita è un fatto che conosco anch’io e che capisco, ma è proprio un fatto che cementa la verità che osservo, non la sgretola.
Moran --- Gli animali operano per istinti, non concetti. Per questo motivo non possono avere etica. Non possono decidere se agire moralmente o immoralmente. Gli esseri umani hanno concetti che possono dare luogo ad impulsi emotivi molto forti (che vengono confusi per istinti). Senza concetti non si può avere scelte. Senza scelte non si puo’ avere etica, non si può distinguere e sapere, per esempio, se fumare è un vizio o una virtù o se è un obbligo sociale o un piacere personale. Per conoscere la realtà dei valori etici bisogna essere concettivi. L’etica non si può conoscere per istinto. Senza concetti non si può sapere se la vita è un valore o un disvalore e se agiamo a suo favore o se ci sbagliamo.
4 Antworten
- etceteraLv 7vor 8 JahrenBeste Antwort
Credo che piuttosto che avere come scopo la vita, ogni cosa che facciamo fa la vita per come la viviamo, ossia non si fanno cose per vivere, ma questo fare è vivere (respirare, nutrirsi, amare, costruire, progettare, immaginare, divertirsi ecc. sono tutti aspetti del vivere, attributi che ce ne danno rappresentazione).
Lo scopo sta semmai nel perseguire il loro armonico miglioramento di modo che la vita che ne costituisce l'insieme ci appaia migliore, ma a volte il progetto sfugge di mano, altre si realizza inaspettatamente, in fondo è sempre la vita che ci gioca, non siamo noi a giocarla per quanto ci illudiamo di tenerne le redini.
Certo se si riduce la vita al solo fenomeno biologico l'uomo non è solo questo (ma nemmeno una pianta o un'animale dopotutto lo sono), dunque avere per scopo la vita potrebbe essere per l'essere vivente aspirare al riconoscimento della sua vita integra in tutte le dimensioni che propriamente le competono senza riduzioni di sorta. Parlo di riconoscimento come scopo e non di vita, perché comunque la vita è sempre integra, perché proprio questa integrità vitale è ogni uomo e ogni essere vivente, solo qualcosa che vivo non è può volere come scopo la sua vita in quanto tale, ma ovviamente questo sarebbe un controsenso, per quanto molto romanticamente esistenzialista.
Le vite sbagliate a cui allude Freedom (potremmo chiamarle insalubri), le vite a cui si vorrebbe rinunciare sono appunto vite percepite come ridotte, parziali, quindi finte. Vite ad esempio mutilate dall'assenza di qualcuno che era qualcosa di noi stessi, la nostra anima, la nostra carne, stava nella nostra essenza vitale. Ecco che allora aspirare alla morte diventa aspirare a una vita non mutilata, non finta (la vera vita del Vangelo dopo tutto), senza accorgersi che quella vita non mutilata è proprio quello che siamo ora e sempre in ogni istante. Forse è solo questo il Paradiso: e la Gioia: riconoscersi per ciò che ciascuno davvero è, la propria intera vita.
- bob gLv 6vor 8 Jahren
Cioè,..vorrei un po' capire quello che vorresti dire e soprattutto concludere,tanto per cercare di capirci,..dimmi se sbaglio.Tu vorresti dire che ogni operare umano è in vista della vita e di un suo possibile miglioramento,quindi implicitamente vorresti dire che non ci possono essere scopi al di fuori della vita.Cioè mi sembra ci capire questo,..con il tuo discorso vorresti mostrare l'infondatezza di uno scopo al di là della vita o che comunque l'ininfluenza di questo sul nostro agire.Detto ciò mi sembra che il tuo discorso sia troppo semplicistico e riduttivo,cioè,non è possibile per esempio separare il vivere dal soggetto come se il soggetto non fosse già esso stesso vita,..il soggetto è già vita e come diceva Nietzsche là dove vi è una vita vi è già da sempre volontà di vita, e quello che tu escludi,cioè il suicidio,può essere la manifestazione di una intensa volontà di vita anche se questa è cercata nel suicidio.Ci sono moltissime persone che vivono,si muovono,operano e che prendono la forza per vivere solo perchè a muoverle è il credere in un Dio,.lo sai questo?Riesci a immaginartelo?è un dato di fatto,non è che me lo invento io,quindi il tuo discorso cade malamente,perchè anche se non sarà il tuo caso,queste persone che vivono solo perchè sono mossi da uno scopo al di là della vita ci sono veramente e tu non puoi confutare questa cosa,perchè è reale,..per esempio conosco una madre a cui è morto il bambino di pochi anni e questa adesso può vivere la sua vita solo perchè è mossa da un senso che non è in questa vita,..solo perchè crede in Dio questa madre può vivere.Quindi che si viva solo in vista della vita è falso,..poi quello che dici sul nostro agire in vista di un miglioramento non regge perchè le cose non vanno così,.infatti mi sento di poter dire che il diventare migliori è sempre uno sforzo e in quanto tale perseguito da pochi a discapito di ciò che è più semplice,per esempio il piacere,quindi io direi che semmai l' uomo agisce in vista del piacere.
- FreedomLv 5vor 8 Jahren
Sei proprio sicuro della tua affermazione:"Si mangia per vivere, non si vive per mangiare"?
Io non so che persone frequenti, ma tutti quelli che conosco io, se non arrivano a vivere per mangiare, ci sono molto vicino.
Ti faccio presente che si mangia sempre di più dello stretto necessario per vivere, non solo ma molte volte preferiamo cibi che non ci aiutano né a vivere i più né meglio: ma esattamente l' opposto.
Se come affermi tu ogni nostra azione fosse finalizzata a vivere, con in vista un miglioramento della vita, non si capirebbe perché si beve alcolici invece di acqua, o si fuma rischiando "inutilmente".
Consideriamo l' atto del respirare: non costa niente a respirare a pieni polmoni, ci farebbe bene, invece abbiamo una respirazione superficiale e se non bastasse facciamo ogni sforzo possibile per inquinare l' aria che respiriamo.
Io propendo per l' idea che ci stiamo suicidando in maniera subdola, oltre al suicidio esplicito.
- Anonymvor 8 Jahren
Domanda difficile, beh fare del male alla gente, magari solo per invidia o per rabbia, fare un regalo per un'altra persona, pero comunque è un miglioramento/peggioramento per la loro vita! penso che alla fine ogni cosa sia incentrata nella vita.. penso che il principale scopo per l'uomo è sopravvivere è strano però è così.. bella domanda davvero fa riflettere