Con i'internet-connession ci sentiamo davvero tutti più interrelati?

Sono sempre dell' opinione che per conoscere e comunicare bisogna farlo di persona guardandosi in faccia anche perché solo attraverso una comunicazione tridimensionale è possibile rendersi conto della persona che si ha di fronte.

Internet e i suoi metodi comunicativi che mette a disposizione sono fallaci se vengono presi troppo sul serio o se si pensa che possano sostituire altre forme comunicative più congeniali alla natura umana.

Internet può essere un buon inizio per conoscere e relazionarsi con persone anche geograficamente lontane, ma non deve limitarsi ad essere il principale mezzo di comunicazione, altrimenti si rischia di parlare e scrivere principalmente solo per se stessi.

In realtà, al di là di internet, credo che l' essere umano sia sempre stato solo e questa sua condizione è stata percepita sempre di più nella sua desolante realtà da chi ha iniziato a prendere coscienza della reale natura umana e si è posto dei quesiti, quei quesiti fondamentali di cui oggi cerchiamo ancora una risposta per dare un senso compiuto alla vita e a tutto ciò che ci circonda.

Internet ha reso possibile un apparente paradosso: la facilità comunicativa che offre ha reso ancor più soli perché ha permesso di poter portare il "mondo" in una stanza, concentrando l' attenzione su se stessi come dei piccoli re che però si rivelano nudi di fronte allo specchio della propria condizione umana.

Mi è capitato di far compagnia ad un ragazzino di dodici anni; i suoi genitori ultraimpegnati, presi dalle loro faccende lavorative mi dissero "sai è tranquillo, poi la taverna è tutta dedicata a lui ... ha tutto quello che gli serve", ... uhm ... subito pensai il ragazzino non ha un emerito ceppo e non mi sbagliavo !

Gli feci compagnia e devo riconoscere che in effetti al ragazzo non mancava nulla, una montagna di giochi multimediali e non ma aveva due occhietti tristi, come mai ???

Scorsi tra gli scaffali un mazzo di carte, le presi e "...frrrrrr ..... frrrrrrr" le feci scorrere tra le mie mani provocando il classico fruscio delle carte e il ragazzino tolse gli occhi dal monitor, mi guardò sorpreso e aspettava le mie parole "che dici ci facciamo una partita a scopa?" e lui "siiiiiiiii".

Quando andai via mi disse "vieni ancora a giocare con me?", credo che non dimenticherà quella serata proprio perchè ha ricevuto quello che nessuna play station può dargli ... l'uomo è sociale, non una macchina, è nella collettività che realizza se stesso, da solo è un falso eremita e questo genera solo sofferenza.

Ciao ;-)

Si è sempre più soli ed isolati dal mondo reale . E' solo finzione .

dietro lo schermo comunichiamo con noi stessi ..... scriviamo il nostro diario, forse qualcuno leggerà, forse no ... l'essere ha umano ha bisogno di fissare suoi pensieri scrivendo.

Pensa all'uomo primitivo che graffiava la pietra

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